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Donne Shocking come il loro Rosa!

Daisy Fellowes aka “L’imbroglio” a detta dei coniugi Churchill: se dovete pensare ad una donna Rosa Shocking senza dubbio dovreste pensare a lei!

Daisy Fellowes (Parigi 1890-Parigi 1962)

 

Nata a Parigi alla fine dell’800 la figlia di un aristocratico francese e dell’ereditiera Isabelle Blanche Singer (si proprio quella delle macchine da cucire), Daisy è una ragazza decisamente ribelle.

Basti pensare che somministrava di nascosto cocaina alla sua maestra di ballo e, mentre dirigeva la rivista “Harper’s Bazar” si vantava di organizzare feste a cui invitava solo persone che le stavano antipatiche o nemiche giurate.

Tra i tanti vizi, aveva anche quello dello Shopping e fu proprio uno dei suoi acquisti da Cartier a far esplodere la mania del Rosa Shocking nel mondo. Stiamo parlando del diamante da 17,47 carati rosa acceso chiamato “Testa d’ariete”!

La Fellowes lo indossò per incontrare una delle sue stiliste preferite: Elsa Schiaparelli.

Non appena l’italiana vide la preziosa pietra ne venne rapita e dichiarò:

“ Il colore mi balenò agli occhi come un lampo, BRILLANTE, IMPOSSIBILE, IMPUDENTE, GRADEVOLE, ENERGICO come tutta la luce… UN COLORE SHOCKING PURO E NON DILUITO”

Questa è a mio parere la più incantevole descrizione di un colore che abbia mai letto!

Ovviamente il colore venne subito incluso nel packing (1937) del suo profumo, che neanche a dirlo si chiamava SHOCKING e divenne una pietra miliare per la stilista, non a caso è chiamato anche ROSA SCHIAPARELLI.

1937: esce il profumo Rosa Shocking, la bottiglietta è una scultura ad opera dell’artista Leonor Fini

Aldilà del fatto che sono rimasta scioccata dal fatto che su Instagram l’hashtag #rosaschiapparelli si avete letto (purtroppo) bene con due P vanta 769 post mentre quello scritto correttamente #rosaschiaparelli ne vanta solo 301, suscita in me sempre stupore, meraviglia e un certo senso di frustrazione la non esaltazione di una figura come quella di Elsa Schiaparelli, e l’ esser oscurata, ingiustamente dai blasonatissimi Re Giorgio (Giorgio Armani) Valentino o altri stilisti italiani… guarda caso tutti uomini.

Chi era Elsa Schiaparelli allora? Certamente una tipa “avanti” e considerando il periodo storico in cui è vissuta definirla solo “emancipata” mi sembra sempre riduttivo.

Elsa Schiaparelli nasce a Roma il 10 Settembre del 1890, è una donna di fine ‘800 e siamo tutti ben consapevoli di quanto questo secolo abbia fatto divenire la donna una semplice appendice dell’uomo e abbia decretato il radicamento di una struttura esclusivamente patriarcale.

Elsa nasce in una famiglia alto borghese con tanto di zia suora in carica di badessa a corredo dell’ordinato quadretto familiare da cui lei vuole scappare in nome di un’esistenza del tutto diversa: vuole fare l’attrice o la scrittrice. La famiglia è così reticente e scandalizzata dalle volontà delle fanciulla che la spedirà in collegio in Svizzera per metterle la testa a posto.

Sta di fatto, che per fortuna la testa non la mette a posto, ma si impegna in uno sciopero della fame con il fine di farsi affidare ad una zia che vive a Londra. In seguito: si sposerà, avrà una figlia, volerà a New York, verrà lasciata dal marito e la figlia inizierà ad avere problemi di salute.

Inizia a fare lavori saltuari, ma anche a  frequentare personalità di rilievo quali influenti artisti della corrente Dadaista fino a che un’amica la convincerà ad accompagnarla nel suo trasferimento a Parigi.

Grazie ad un leggendario, casuale e fatidico incontro con Poiret, Elsa decide senza saperne nulla di iniziare a disegnare vestiti.

Elsa, come nella vita odia l’ovvio, il banale e lo scontato, è attratta dallo Sport (inteso come impiego del tempo libero, in una concezione molto diversa da quella che abbiamo oggi di questo termine) e come Chanel ama i tessuti per così dire tecnici.

Il suo primo lavoro la “Trompe d’oeil” è una vera e propria opera d’arte in quanto è una maglia interamente fatta a mano in cui il motivo come ad esempio il papillon rosso non è vero, non è applicato ma è disegnato nelle trame della maglia, in netto accordo con la visione di una donna dinamica capace di infiocchettarsi ma che non vuole perdersi dietro inutili orpelli.

 

Il suo concetto glam è prettamente americano: niente drappeggi, fluidità o lascive donne in abiti da sera, ma maxi spalle, vita strizzata a contrasto e colori e decori esasperati.

Una donna che ironicamente non si pone più il problema della dipendenza dagli uomini, una donna adesso capace di sovraesporre la sua femminilità con un forte impeto di rivalsa ed emancipazione femminista!

Il suo lavoro è un forte precursore di concetti nuovi e mai affrontati quali le collaborazioni con gli artisti, il merchandising non esclusivo di abiti ma anche di bijoux e profumi, il tema della collezione sempre all’insegna di uno spirito libero ed indipendente.

Lobster Dress, sul tema dell’aragosta come l’artista Dalì

 

Elsa è libertà creativa, assenza di regole, seduzione ed ironia, meritiamo di essere tutte un po’ Elsa, ma quella castana di media statura e bollente di innovazione non quella algida fata delle nevi dalla chioma fatata… 😉