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Sai già perchè adesso è virale Mugler?

Mugler: serviva Tik Tok per farlo diventare virale, ma soprattutto la collabo tra il colosso svedese Fast-Fashion H&M con l’etichetta che di Manfred Thierry Mugler ormai possiede solo il nome, in quanto nel 2002 questi si è ritirato dalla stessa.

Perché allora scrivere un post da sciura sconquassa-balls che punta il dito contro la GEN Z, la viralità ed un brand (H&M) che ha fatto del “green/rainbow washing” il suo pane quotidiano?

Perché sono una rompiballe, megera e precisetty, facile no?

Il Lato Oscuro

Ce lo ricordiamo vero il disastro del Rana Plaza in data 24 Aprile 2013?

Nell’ incendio in questione persero la vita 1100 lavoratori altri 2500 rimasero feriti, anche le finestre erano state sbarrate per impedire che gli operai si distraessero e ne risentisse la produzione in termini di efficienza.

A seguito di questa tragedia le varie multinazionali, tra cui H&M hanno siglato un accordo sulla Prevenzione e la Sicurezza degli Edifici nel Bangladesh. Nei tre anni successivi alla firma dell’accordo, nelle ispezioni condotte su  molteplici fornitori del brand in questione sono stati identificati ben 108.538 rischi per la sicurezza dei lavoratori.

Come per tutti i marchi Fast-Fashion un po’ di sano green washing è stato subito messo in atto con un programma che in parole povere recitava: “porta i tuoi abiti vecchi in negozio, così tu non li getterai via inquinando, e noi ti riconosceremo un buono di 5Euro per acquistarne dei nuovi prodotti da noi (che ricicliamo pur continuando a  trascurare diritti dei lavoratori etc, etc…)”

Ora proviamo a tornare alla leggerezza che contraddistingue questo sito web, ed occupiamoci di Thierry Mugler.

LA MIA CONTROVERSY

Vi prego di capire che mi è sembrato assurdo vedere un brand divenire improvvisamente virale su Tik Tok e gli altri Social grazie ad una catena fast-fashion proprio tra la generazione che si professa come la più attenta all’inquinamento, ed all’uguaglianza dei diritti.

Risulterò snob, magari radical-chic ,non me ne vogliate, ma l’aver visto orde di persone in fila presso gli store che per l’uscita di questa collezione hanno alzato le serrande in anticipo, l’aver visto andare sold out per intero alcuni flash di questa linea e soprattuto aver visto il prezzo dei capi in questione che è oggettivamente alto, perché non stiamo parlando di Haute-Coutore ma di denim misto plastica realizzato mediante il solito processo lavorativo.

E dopo aver visto suddetti capi rivenduti su Vestiare Collective per migliaia di Euro come oggetto introvabile del desiderio (ovviamente passeggero) mi ha lasciato quanto meno un po’ basitah!

 

LA SUA STORIA

Manfred Thierry Mugler: ad un anno passato dalla sua morte avvenuta a Parigi nel 2022, parliamo di lui e della traccia inevitabilmente provocatoria che ha lasciato con le sue creazioni, che inneggiano ad un’estetica molto eclettica e poliedrica che vedo svilita da tutto ciò di cui ho parlato sopra.

Nasce a Strasburgo nel 1948 e si forma presso la Scuola delle Belle Arti dove approfondisce lo studio delle cromie, della forma, delle scultura, ma soprattutto incontra il balletto e con questo l’espressività dei corpi danzanti nei loro movimenti e nelle pose più plastiche. Questa attenzione-ossessione si ripercuoterà in tutte le sue collezioni: i tagli sono strutturati, le linee forti e decise a sottolineare le spalle e il punto vita della donna Mugler negli anni 80-90 che diventa emblema del Power Dressing con abiti provocatori e d’impatto.

Mugler rende omaggio alla bellezza dei corpi: non li veste, piuttosto li esalta

 Si parla di tagli profondi, incroci e colore che si fondono in un’opera di precisione quasi ingegneristica investita contemporaneamente da influenze fetish e fantascientifiche.

Nelle sue sfilate che sono sempre teatrali ci viene proposta una Femme Fatale con un tocco Punk: ricordiamo che è stato tra i primi a far sfilare una modella transessuale con l’indimenticabile completo da Cow Boy in rosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’estetica CAMP

Immancabile il lato CAMP in tutta l’estetica di Mugler cioè una visione esagerata e gioiosa di vedere il quotidiano, irrispettosa e critica in cui era necessario proporre un immaginario di donna forte, potente e sicura.

Il concetto Mugler è una critica al Consumismo tipico degli anni 80, ecco perchè mi sembra un po’ paradossale trovare questo nome dentro quello che qualche decade fa, non senza tono dispregiativo, sarebbe stato definito un “grande magazzino”.

Come anticipato prima, si è ritirato dalla sua etichetta nel 2002 ma non ha mai smesso di dar vita a nuove opere e alcune delle sue creature sono state indossate da celebrities quali Lady Gaga o Beyonce, nel 2019 c’è stata la doppietta dell’abito in lattice di Kim Kardashian al Met Gala e quello di Cardi B ai Grammy.

La sua ricerca spasmodica per la bellezza l’ha portato poi negli ultimi anni ad attuare una vera e propria trasformazione personale o che lo ha portato a divenire fisicamente il “super io di se stesso” attraverso il Body Building e il ricorso alla chirurgia plastica, quasi che cambiare abito non bastasse più e diventasse necessario cambiare pelle.

 

L’ATTUALITà della Donna MUGLER

Come nel caso di Versace, l’opera di Mugler, e l’estetica del power dressing degli anni ’80-90 la percepisco vicina a me, non tanto nella forma, ma nella capacità di veicolare ed esternare una libertà femminile PRE-potente, quella di una donna finalmente soggetto!

Un’immagine che oggi spesso risulta sfocata o traballante anche perchè sovente sbiadita da vari pink-washing per tornare alle considerazioni acide di inizio post!